Il semaforo blu

di Serena Galliani


C'era una volta un uomo. Qust'uomo era alto quasi due metri e molto magro; aveva brillanti occhi blu sempre accesi e sembrava un po' pazzo ma non faceva paura perché aveva sempre il sorriso stampato sulle labbra. Non aveva nome ma tutti lo chiamavano Giampaolo.
La casa di Giampaolo era su una bella collinetta tutta verde punteggiata di fiori bianchi e tutti gli uccellini si posavano sempre sul davanzale delle sue finestre perché lui, invece di metterci i fiori, li spolverava con del miglio fresco tutte le mattine.
Giampaolo non aveva moglie e neanche figli, ma non si sentiva solo perché era sempre molto occupato: aveva il suo laboratorio personale pieno di cose rumorose e colorate che teneva sempre lontane dagli occhi di tutti. In effetti nessuno sapeva cosa costruisse e progettasse dentro quel suo vecchio garage con la porta dipinta a strisce gialle rosse e blu. I più curiosi erano i bambini ma non osavano avvicinarsi all'omone, i ragazzi più grandi avevano altre cose per la testa che pensare al povero Giampaolo e gli adulti ormai avevano perso memoria del laboratorio segreto.
Ma Giampaolo non si era dimenticato di loro! Una notte silenziosa, uscì dal suo laboratorio sotto lo sguardo delle stelle vigili ed attente e camminò fino al centro della piazza del paesino vicino. Teneva in spalla un lungo palo. Arrivato esattamente al centro, posò il palo a terra e come questo toccò il suolo si accese di una intensissima luce blu: era un semaforo!
Giampaolo lo guardava sorridendo e sembrava soddisfatto. Le stelle però erano molto perplesse e così una si staccò dal cielo e scese a guardare meglio. Quando toccò terra lasciò delle piccole impronte argentate e si avviò verso Giampaolo. Quando gli chiese perché avesse costruito un semaforo blu, lui le rispose che i semafori gli erano sempre piaciuti perché facevano in modo che la gente si fermasse. Quando le macchine si fermano ad un semaforo, infatti, il conducente si guarda intorno e vede, magari per la prima volta, un negozio di giocattoli o un bel vestito o magari un cucciolo di cane al guinzaglio. Nel paesino non c'erano semafori e così lui ne aveva costruito uno blu perché era il suo colore preferito. La stella continuò a girare intorno al semaforo, lo guardò da tutte le angolazioni e vi saltò sopra per guardarlo anche dall'alto; quando scese sorrise anche lei e i due si salutarono e tornarono a casa: la stella in cielo e Giampaolo sulla sua collinetta.
La mattina dopo tutti si svegliarono e cominciarono a sbrigare le loro faccende giornaliere: le mamme facevano la colazione, i papà andavano a lavorare e i bambini a scuola. Fu così che lentamente tutti si accorsero del semaforo. Ci passavano davanti e rallentavano per guardarlo meglio, alcuni si fermavano addirittura, ma poi ripartivano tutti. Il semaforo, a cui Giampaolo aveva dato molto di più della luce, si rattristò e la sua luce cominciò ad affievolirsi.
Il pomeriggio molti bambini si fermarono a giocare sotto il semaforo e ridevano della sua insolita luce blu. Allora la luce tornava ad essere forte e potente, e più i bambini ridevano più forte il semaforo brillava, ma poi le mamme chiamavano i piccoli a cena ed il semaforo tornava a spegnersi. Quando la sera Giampaolo tornò per vedere come stava il suo semaforo, lo trovò molto indebolito e fiaccato; così lo cinse con le braccia e lo consolò. La stellina della sera prima vide tutto e di nuovo scese sulla terra. Quando la stella arrivò, il semaforo salutò l'amica con un bellissimo fascio blu. Allora la stella capì che quando le macchine si fermano ad un semaforo guardano tutto ciò che c'è intorno: i negozi di giocattoli, i vestiti, i cuccioli di cane al guinzaglio, ma non i semafori! Aimè, i semafori non hanno vita facile: nessuno si ferma per stare un po' con loro; vedono le persone viaggiare tutto il giorno, le rendono felici facendole fermare per assaporare le piccole cose della vita, ma sono immensamente soli ed infelici perché non sanno cos'è la gioia più grande della vita: l'amicizia. E così la stellina entrò nel semaforo che subito si accese di una luce nuova. Lei era la luce del semaforo: la luce dell'amicizia. La mattina dopo la gente uscì prima di casa; il panettiere fu il primo a passare sotto il semaforo e a dargli una burbera pacca sul metallo, e poi i bambini e mamme e papà e nonni... tutti passavano sotto il semaforo.
Da quel giorno il semaforo e la stella non furono più soli e illuminarono tutti con la luce blu dell'amicizia.