Il giubbotto invisibile

di Fabio Niccolo'


Mario era un bambino un po' irrequieto con una mamma troppo precisa e puntigliosa. Tante volte Mario disobbediva alla sua mamma e tante volte lo metteva in punizione. La peggiore punizione che gli poteva dare era quella di non farlo giocare ai videogiochi.
L'ultima marachella che Mario aveva combinato fu quella di non andare a scuola perché andò a pescare. Quando la mamma lo scoprì gli proibì di giocare per una settimana ai videogiochi.
Mario era sul bel mezzo di una sfida con un suo amico ad un gioco che si chiamava “Invisible” quandola mamma piombò in salotto come una furia, afferrò il cavo della consolle e lo sradicò dalla presa del muro e gli disse che a causa di quello che aveva combinato non avrebbe più rivisto quel gioco. Mario scappò in camera sua, si infilò sotto le coperte e per tutta la notte desiderò un giubbotto invisibile come quello del gioco che la mamma gli aveva sequestrato.
La mattina, quando si svegliò, si sentì un po' stordito ma non ci fece caso. Quando la mamma entrò nella camera cominciò ad urlare come una pazza perché non vedeva Mario nel letto. Mario era seduto sul letto, si guardava intorno un po' stordito e si accorse che al posto del pigiama aveva un giubbotto come quello del videogioco che lo rendeva invisibile.
Mario era al settimo cielo. Iniziò a saltare sul letto intanto sentiva la mamma al piano di sotto che lo chiamava. Mario aveva risolto tutti i suoi guai: andò al piano di sotto e si mise a giocare al videogioco mentre la mamma scorrazzava in su e in giù per il salotto in preda ad una crisi isterica perché non riusciva a trovarlo.