BRICIOLE
(rivista)




Rivista personale, aperiodica, autoprodotta, senza fini di lucro.

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"Chi mangia fa briciole", dice sempre mia nonna.
Anche chi scrive, penso io.
I motti degli antichi ci insegnano che non bisogna preoccuparsi se capita un piccolo incidente in quello che si fa, è nella natura delle cose. Chi scrive sa quanto è difficile riuscire a pubblicare. Si può reagire con la sindrome del genio incompreso per cui "nessuno capisce il mio valore", oppure si accetta serenamente di "non rientrare nei piani editoriali" di questo sistema librario. Bisognerebbe anche fare lo sforzo di ammettere che forse hanno ragione loro, gli addetti ai lavori: può darsi che davvero le nostre opere non siano ancora mature per la ribalta delle librerie. Briciole sul grande tavolo dell'editoria contemporanea.
Allora perchè mando in stampa i miei lavori inediti in una rivista "personale", come le mostre dei pittori, se non li ritengo ancora all'altezza? Ne vale la pena? Il fatto è che l'autore sta sempre in bilico fra l'autocompiacimento e la sottovalutazione. Quante penne mediocri si credono vati e quanti maestri hanno rischiato di dare alle fiamme capolavori assoluti, spesso salvatisi per puro caso. Che sia il lettore a giudicare, a me dispiaceva lasciare questi scritti nelle fredde memorie di un hard-disk senza dar loro una possibilità. Che ognuno li valuti come meglio crede.
Non è poi da escludere che nei prossimi numeri ci siano briciole di altri autori.


Simone Piazzesi, Briciole

Per sapere come reperire la rivista, utilizzate senza impegno la pagina dei Contatti

N. 7 - Gennaio 2015

Zen Zeri + Estratti Senza Conto


Questo numero di Briciole contiene qualche decina di estratti immaginari da libri immaginari, scritti da autori immaginari per editori immaginari. I nomi di questi ultimi possono sembrare bislacchi e sarcastici ma ricalcano i nomi di tanti piccoli editori che, con molta fantasia, si danno delle ragioni sociali davvero originali. Un modo per prenderci un po' in giro (noi autori, editori e bibliofili vari). Micro-racconti in sè conclusi, dunque, piccoli romanzi in due battute, come avrebbe detto Campanile, oppure ironiche mini-centurie di manganelliana memoria. Nati inizialmente come mero divertissemant sulle pagine del mio storico blog Solaria, col tempo ho continuato a scriverne e ammucchiarle lì, rendendomi poi conto che si erano formati due gruppi distinti: gli estratti da opere di ispirazione orientale (gli Zen Zeri, che fanno il verso, con rispetto e senza volontà di dileggio, ai Koan della tradizione buddista), e gli altri estratti più standard. Questi ultimi li ho chiamati "estratti senza conto" per vari motivi. Innanzitutto, c'è il richiamo agli estratti conto bancari da cui quel "senza" vuole però prendere ogni distanza possibile, allontanando la nobiltà dell'arte dal fetore delle paludi degli usurai; in secondo luogo il conto è inteso, soprattutto nel sud Italia, come racconto, novella, spesso tramandata oralmente e a loro questi estratti si richiamano ma, non avendo il respiro necessario, rimangono un po' "senza"; infine, ho voluto fare il modesto affermando che, in fondo, questi estratti sono senza conto, senza importanza, bazzecole da niente per ridere un po'. Buona lettura.

Qui si possono leggere alcuni Zen Zeri già apparsi in un Voici la bombe
N. 6 - Agosto 2014

Le avventure di Ugruru sulla Terra
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Con Le avventure di Ugruru sulla Terra compare (ma si potrebbe dire "atterra") per la prima volte sulle pagine di Briciole una narrazione a puntate. Mi ha sempre affascinato l'idea del feuilleton, il romanzo d'appendice di moda nell'Ottocento. Fu quella una trovata di marketing per fidelizzare il pubblico delle riviste, ma dette la possibilità a tante opere, poi diventate famose, di trovare la via della stampa. Ugruru probabilmente non diventerà famoso, ma reclama il suo spazio sotto la minaccia di micidiali pistole laser! E così eccolo diviso in tre parti per tutti i lettori bricioliani della galassia.
Nato anni fa, sarà stato il 2005, sulle pagine del mio vecchio blog, dopo i primi capitoli, come mi capita spesso, mi arenai e ripresi la stesura solo diversi anni dopo, portandolo a termine. A cavallo tra il genere fantastico e ironico, Ugruru è una satira su alcuni aspetti della nostra società: il sesso mercenario, la violenza negli stadi, la mala-sanità, le droghe, il gioco d'azzardo, la politica finta ed eterodiretta.
Ugruru proviene dal pianeta MK789 da cui è stato esiliato e decide di atterrare sulla Terra perchè da qui viene la pizza, piatto famoso in tutto il multi-verso. Col suo modo di fare spaccone e maldestro, smaschererà le ipocrisie nascoste dietro l'abito rispettoso dell'ufficialità fin quando, deluso e rattristato da un genere umano meschino e ignorante, troverà una nuova speranza nell'incontro, a tutti gli effetti epifanico, con un esempio di profonda umanità e amore disinteressato.

N. 5 - Giugno 2014

Le avventure di Ugruru sulla Terra
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Con Le avventure di Ugruru sulla Terra compare (ma si potrebbe dire "atterra") per la prima volte sulle pagine di Briciole una narrazione a puntate. Mi ha sempre affascinato l'idea del feuilleton, il romanzo d'appendice di moda nell'Ottocento. Fu quella una trovata di marketing per fidelizzare il pubblico delle riviste, ma dette la possibilità a tante opere, poi diventate famose, di trovare la via della stampa. Ugruru probabilmente non diventerà famoso, ma reclama il suo spazio sotto la minaccia di micidiali pistole laser! E così eccolo diviso in tre parti per tutti i lettori bricioliani della galassia.
Nato anni fa, sarà stato il 2005, sulle pagine del mio vecchio blog, dopo i primi capitoli, come mi capita spesso, mi arenai e ripresi la stesura solo diversi anni dopo, portandolo a termine. A cavallo tra il genere fantastico e ironico, Ugruru è una satira su alcuni aspetti della nostra società: il sesso mercenario, la violenza negli stadi, la mala-sanità, le droghe, il gioco d'azzardo, la politica finta ed eterodiretta.
Ugruru proviene dal pianeta MK789 da cui è stato esiliato e decide di atterrare sulla Terra perchè da qui viene la pizza, piatto famoso in tutto il multi-verso. Col suo modo di fare spaccone e maldestro, smaschererà le ipocrisie nascoste dietro l'abito rispettoso dell'ufficialità fin quando, deluso e rattristato da un genere umano meschino e ignorante, troverà una nuova speranza nell'incontro, a tutti gli effetti epifanico, con un esempio di profonda umanità e amore disinteressato.

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N. 4 - Marzo 2014

Le avventure di Ugruru sulla Terra
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Con Le avventure di Ugruru sulla Terra compare (ma si potrebbe dire "atterra") per la prima volte sulle pagine di Briciole una narrazione a puntate. Mi ha sempre affascinato l'idea del feuilleton, il romanzo d'appendice di moda nell'Ottocento. Fu quella una trovata di marketing per fidelizzare il pubblico delle riviste, ma dette la possibilità a tante opere, poi diventate famose, di trovare la via della stampa. Ugruru probabilmente non diventerà famoso, ma reclama il suo spazio sotto la minaccia di micidiali pistole laser! E così eccolo diviso in tre parti per tutti i lettori bricioliani della galassia.
Nato anni fa, sarà stato il 2005, sulle pagine del mio vecchio blog, dopo i primi capitoli, come mi capita spesso, mi arenai e ripresi la stesura solo diversi anni dopo, portandolo a termine. A cavallo tra il genere fantastico e ironico, Ugruru è una satira su alcuni aspetti della nostra società: il sesso mercenario, la violenza negli stadi, la mala-sanità, le droghe, il gioco d'azzardo, la politica finta ed eterodiretta.
Ugruru proviene dal pianeta MK789 da cui è stato esiliato e decide di atterrare sulla Terra perchè da qui viene la pizza, piatto famoso in tutto il multi-verso. Col suo modo di fare spaccone e maldestro, smaschererà le ipocrisie nascoste dietro l'abito rispettoso dell'ufficialità fin quando, deluso e rattristato da un genere umano meschino e ignorante, troverà una nuova speranza nell'incontro, a tutti gli effetti epifanico, con un esempio di profonda umanità e amore disinteressato.

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N. 3 - Ottobre 2013

Mondocane


Questo terzo numero di Briciole contiene un solo racconto lungo che ho iniziato a scrivere una decina di anni fa. Come spesso mi accade, la stesura è stata poi interrotta e ripresa alcuni anni dopo, forse perchè gli eventi (storici e personali) richiedevano di essere metabolizzati meglio. Il risultato è un racconto generazionale in cui si intrecciano le disavventure sentimentali comuni a tanti adolescenti e i grandi eventi della storia. Per chi nel 2001 aveva vent'anni o poco più, i fatti del G8 di Genova sono stati uno spartiacque che ha lasciato un segno profondo nella coscienza e nel corpo di un'intera generazione. Una generazione che ha capito allora la vera natura del Potere, contestabile e criticabile solo se non si esce troppo dal seminato.
In Mondocane, tuttavia, quell'evento rimane sullo sfondo, un'ombra pesante sull'esistenza di un ragazzo sensibile e insicuro che verrà definitivamente schiantato dalla spietatezza con cui dovrà affrontare un amore non corrisposto. Dalla rabbia e dal dolore che ne seguiranno, scaturirà la scelta di un cambiamento di vita radicale, senza se e senza ma come si sarebbe detto allora.
Un bildungsroman in miniatura in cui ho sperimentato anche la scelta stilistica del doppio punto di vista, in prima e terza persona.

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N. 2 - Luglio 2013

Il rosso e il nero


Da diversi anni il noir è un genere che non conosce crisi. Non ne sono un cultore ma di tanto in tanto mi piace leggere qualche autore che racconta di delitti e indagini. Se la storia gira è inevitabile venire catturati da certe situazioni ambigue. A volte anch'io mi sono cimentato in racconti a tinte fosche, più per sfida che per vera "ispirazione". I concorsi letterari a tema, in questo, sono micce fantastiche: danno la possibilità di accendere focolai narrativi che altrimenti sarebbero rimasti silenti per anni, forse per sempre. Ma siccome, come dicevo, non sono un esperto del genere, i racconti che propongo qui sono di un nero un po' annacquato, diciamo grigio fumo. A parte Carne di donna, veramente torbido, gli altri due trattano vicende sì drammatiche ma pur sempre all'interno di una cornice affettiva che li rende più "morbidi". Tale cornice è presente anche nel primo racconto ma in forme talmente degenerate che è difficile accostarle ancora ai sentimenti.
Il titolo di questo secondo numero di Briciole, evidente citazione stendhaliana, richiama proprio il tema classico di amore e morte, di vicende che sulla spinta delle passioni finiscono per tingersi di sangue. Le cronache quotidiane dimostrano che, purtroppo, non di sole invenzioni letterarie si tratta. Un'ultima postilla mi preme farla su Con la sabbia negli occhi. Il racconto ha per protagonista una famiglia marocchina, ma lungi da me voler accusare questa o quella etnia di una predisposizione alle violenze domestiche. So che i dati statistici riportano che la maggioranza di questi soprusi sulle donne, in Italia, avviene in famiglie italiane. Ma il racconto è partito dall'immagine del Ghibli e del deserto. Il resto è venuto da sè.

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N. 1 - Aprile 2013

La trilogia del casolare


I tre racconti qui presenti (Oltre la collina dei faggi, L'urlo del mare, La casa dei girasoli) ruotano attorno a una casa colonica, come ce ne sono tante sulle colline toscane. Spesso abbandonate, sono la testimonianza architettonica di quel mondo contadino legato alla mezzadria che fino ai primi del '900 è stato il cuore del nostro sistema sociale, probabilmente più delle appariscenti città. La Casa dei Girasoli non è identificabile in un casolare particolare anche se, mentre scrivevo, visualizzavo quello di Travalle, fra Prato e Calenzano. Un angolo di paradiso agreste che tutt'oggi resiste fra le pieghe di un territorio abbrutito dall'industrializzazione. Anche le vicende narrate sono frutto di fantasia e l'eccidio è simile a tanti che si consumarono in Italia dopo l'8 settembre 1943. Personalmente lo accosto ad Adelmo Santini, ragazzino diciassettene fucilato dai nazi-fascisti ad un ulivo dietro il casolare di Groppoli, sulle colline di Serravalle Pistoiese.
La trilogia è nata per caso quando, diversi anni fa, tentai di fare un romanzo collettivo interattivo sulle pagine del mio blog Solaria. Il progetto naufragò per la scarsa partecipazione ma intanto avevo buttato giù alcuni capitoli di un storia che doveva svilupparsi su tre piani temporali, alternati e correlati: il periodo napoleonico, la seconda guerra mondiale e i giorni nostri. Il classico passo più lungo della gamba. Tre capitoli però li estrapolai a formare questa ideale trilogia che oggi riunisco qui per la prima volta.

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